Questo era il momento che più temevo, quello dove spesso si arriva durante l'evoluzione di una storia con un nemico sadico come Emir. Kemal, fino a questo momento, era riuscito a mantenersi sempre una spanna sopra agli alti e a ogni colpo inflitto aveva risposto con decisione, non piegandosi mai. Adesso è nelle mani del nemico, in un carcere controllato dai Kozcuoglu, dove Galip, per vendicarsi del male fatto al figlio, ha dato ordine di privare Kemal Soydere di tutti i suoi diritti.
Eccolo, dunque, rinchiuso senza motivo in una cella d'isolamento, picchiato dalle guardie, spezzato, ma non domato, che cerca di contare i minuti per non impazzire, sforzandosi di dimenticare la donna che in qualche modo ha stravolto la sua vita e che ha persino testimoniato contro di lui.
Non è un caso che la sua aria randagia si associ sempre di più a uno sguardo indurito (ottima prova dell'attore che riesce a trasmetterci tutto il dolore e il vuoto che dilagano dentro di lui), mentre segna sul muro i giorni trascorsi senza contatto con il mondo esterno, senza avere la possibilità di parlare neanche con il suo avvocato.
Fuori dal carcere il mondo è in fermento. Zeynep perde il bambino che era la sua unica garanzia nei confronti della famiglia Sizin, che ancora ignora la sua vera colpa in tutta la storia, Leyla si riconcilia con la sorella, che accoglie a braccia aperte nella sua casa e nella sua vita, ora che il grande motivo della separazione è sparito, e Nihan cerca inutilmente di vedere Kemal.
Anche lo sguardo della nostra eroina si è incupito, nonostante la novità dell'arrivo di un figlio. Il pensiero di aver perso il fratello e il padre per colpa di Kemal, come lei crede, la rendono intransigente, ma il suo cuore non segue la logica del suo cervello e quando si reca in prigione per vedere l'uomo e raccontargli del suo bambino, le sue fantasie, nella stanza del direttore del carcere, svelano i veri impulsi del suo cuore.
Quando però poi viene assalita dai giornalisti, non essendo riuscita a parlare con Kemal che si è rifiutato di vederla, rivela di aspettare un bambino del marito, notizia che viene data all'uomo in carcere solo per farlo soffrire.
Kemal alza un muro sempre più alto tra lui e il passato, mentre aspetta i mesi che lo separano all'udienza. Gli unici a interrompere la sua reclusione forzata sono Leyla, che arriva con un permesso speciale e litiga con il mondo intero pur di vederlo (ci riuscirà grazia a Ayhan, personaggio nuovo e interessante che ha preso in simpatia Soydere), e i bigliettini di Zehir, che gli fanno sapere quello che succede fuori.
Nihan nel frattempo, approfittando che Emir, pur svegliatosi, è ancora debole, riesce a fuggire e scappa da sola, con l'appoggio della madre, in Inghilterra, dove darà alla luce la piccola Deniz, la bambina sognata da Kemal.
La sua vita sembra felice, nonostante sia lontana da tutto e da tutti, ma Emir la sta cercando e un giorno, tornando a casa, non ritrova più la figlia e non dubita un solo istante che il colpevole sia sempre lui, quel marito che non vuole rassegnarsi a perderla.
Disperata, torna in Turchia, dove Kemal è stato assolto perché il giudice, una volta tanto, non si è lasciato corrompere. Ad aspettarlo fuori dalla prigione ci sono la sua famiglia, Leyla, Zehir e ovviamente Asu.
Ricompare anche Nihan, che cerca qualcuno che possa aiutarla a recuperare la sua bambina, ma il Kemal uscito di prigione, come sostiene Leyla, è un altro e non sarà facile riavvicinarsi a lui. Il suo scopo, infatti, è quello di vendicarsi di Emir Kozcuoglu e di tutti quelli che hanno colpito persone innocenti come lui e Ozan. Ci riuscirà? Siamo alla vigilia di una nuova battaglia.
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