Una delle ragioni per cui non possiamo facilmente dimenticare un personaggio come Kemal Soydere è che la sua mente (eh sì, parlo del suo cervello non della sua estetica che pur gioca il suo ruolo!) non è davvero quella di chiunque altro. Per usare un'espressione che Zehir, il ladro, il personaggio ambiguo che agli inizi della prima stagione è stato avvicinato da Kemal per mandarlo a rubare nella casa del nemico, ma che poi è diventato la sua spalla, applica per descrivere all'ex moglie un tale personaggio è "unico!", parola che da sola non rende la sacralità con cui Zehir l'ha pronunciata pensando a lui. La verità è che il povero Emir, nonostante il suo potere, i mezzi portentosi che possiede, non riesce proprio a ostacolare Kemal Soydere che arriva sempre alla verità in un modo o in un altro!
Adesso è ancora profondamente arrabbiato, tanto da valergli una vera e propria ramanzina da parte di Leyla, andata da lui per cercare di capire che "proposta indecente" possa aver fatto a Nihan che, anche se aveva pensato di accettare per sua figlia, oggi ne è profondamente turbata. Kemal non nega e riceve lo schiaffo di Leyla senza turbarsi. È rabbia, è evidente. Alla fine della fiera, circondato da delinquenti peggiori di lui, quello che è finito in carcere per un anno è stato l'unico che credeva nella giustizia in ogni modo.
Intanto Leyla viene recuperata per strada, arrabbiata e delusa da Ayhan, che ancora poco si capisce nelle sue simpatie. Anche lui cerca di forzare la mano a Kemal e di farlo cadere nella sua rete, minacciandolo con la morte del direttore del carcere, ma Kemal recupera l'auto e le prove e gliele fa recapitare come avvertimento, come a dirgli che fino a un certo punto gli permetterà di giocare, ma che alla fine comanda lui. Giochi di uomini, di potere e di scontro. Ayhan si vendicherà cercando le cambiali che sono sul punto di strozzare Tarik e poi va da Emir, il vero proprietario delle cambiali, per proporgli un accordo che gli permetta di avere la meglio su questo singolare nemico.
Altro scacco matto a Emir è un affare per comprare le licenze di alcune miniere. Usando gli altri come pedine, prevedendo le loro mosse, Kemal lo fa cadere in un vero tranello in cui Kozcuoglu perde sette milioni di lire turche per delle miniere che non hanno nessun valore.
E mentre infuria la guerra tra di loro, ecco che uno strano sospetto si insinua nel nostro eroe. E i sospetti per Soydere sono solo una fiammella che poi accende un fuoco. Mentre irrompe nello studio di Emir per sbattergli in faccia il suo fallimento con l'acquisto delle miniere, la giovane e tempestosa babysitter della piccola Deniz irrompe portando la bambina con sé.
Se non bastasse l'atteggiamento sospetto della coppia Kozcuoglu, che fa di tutto per non fargliela vedere, è il fatto che si tratta della stessa bambina che Kemal ha visto nella sua casa, la sera della cena per la sua scarcerazione, la bambina di cui si prendeva cura Zeynep e la parola Zeynep significa sicuramente guai.
Ecco che la sua mente comincia a ragionare. Si tratta della figlia di Emir o c'è qualche possibilità che possa essere sua? Quando Nihan è andata a cercarlo per chiedere il suo aiuto, sembrava davvero disperata. Di che cosa si trattava? Potrebbe essere la sua bambina?
Leyla dice di no, ha parlato di un test di gravidanza negativo dopo la loro fuga e quindi Deniz deve essere per forza di cose la figlia di Emir, ma Kemal non si fida ormai più di nessuno e crede solo alle prove che comincia a cercare. Intanto trova anche la lettera che Ozan ha scritto poco prima di sentirsi male e di essere portato in infermeria. Tutto sembra tranne quella di un uomo che ha deciso di suicidarsi. E come sempre la mente di Kemal comincia a sommare, sottrarre, frenetica, alla ricerca della verità che non verrà da nessun personaggio, ma solo dalla sua ricerca determinata.
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