Fatmagül'ün Suçu Ne? - I primi passi dell'amore (21)
Kerim ama Fatmagul, lo capiamo dagli sguardi, dal modo in cui si prende cura di lei, dal suo desiderio di curare le sue ferite, anche quelle che gli ha inflitto lui. È la persona che, lontano da ogni forma d'egoismo, racconta a Mustafa, che in qualche modo ancora occupa un posto nel cuore della ragazza, la verità sulla sua innocenza, per ripulire il suo nome, la sua reputazione, ammettendo la propria colpa, anche a costo della vita.
Che lui la ami ormai ci appare evidente e ne ha preso coscienza nel momento in cui decide di non partire, ma di restare accanto a lei, sopportando il suo disprezzo, tutte le difficoltà perché non può più vivere senza averla accanto. Ma Fatmagul? La bellezza di questa storia e la bravura degli attori è quello di renderci credibile in una situazione decisamente stridente e difficile da accettare.
Come può la vittima innamorarsi del suo carnefice? Certo Kerim non l'ha violentata, ma la sua complicità ha aiutato gli altri ed è per questo che Fatmagul lo respinge, ma pian piano la convivenza forzata le sta permettendo di vedere Kerim e qualcosa tra loro è decisamente cambiato, soprattutto se si pensa a come lo tratta dopo la nuova aggressione da parte di Erdogan, dove la differenza dagli altri appare evidente.
Adesso torna dal passato anche Mustafa, personaggio complicato a sua volta, prigioniero di un concetto d'onore che non riesco proprio a capire. Cerca Fatmagul, soprattutto adesso che ha scoperto che lei è innocente. Lo era anche quando lui le ha voltato le spalle, anche prima della bugia che si sono inventati per nascondere l'atrocità del delitto, ma lui sembrava quello davvero disonorato, senza pensare al dolore che lei stava provando.
E in questo primo confronto, in questo faccia a faccia che ha aspettato mesi prima di esserci, Fatmagul non è più la ragazzina remissiva e innamorata che aveva conosciuto lui. È una donna ferita, che ha imparato a sopravvivere, che non vuole più essere sottomessa a nessuno. Così quando lui le chiede perché abbia accettato di sposare Kerim, lei, pur senza rinnegare il solito disprezzo, gli dice che è stato più uomo di lui, perché ha cercato di riparare ai suoi errori, mentre lui si è negato anche come confroto.
Confronto duro, al punto che Mukkades chiama Kerim (che era stato chiamato in centrale) e il ragazzo torna, spaventato da quello che può succedere e quando insegue Mustafa, sarà la voce di Fatmagul, che pronuncia per la prima volta il suo nome, a bloccarlo e a trasformare l'ansia in un vero e proprio momento di gioia.
Kerim si aggrappa alle piccole cose, al suo nome pronunciato per la prima volta, a lei che non lo offende, a quando lo cerca per chiedergli scusa, a cose che alimentano l'inizio dell'amore. Ma Fatmagul è un insieme di sentimenti complessi, turbolenti. Se la vediamo sussultare perché ha sentito la voce di Kerim in cucina, finalmente per la prima volta cogliamo una luce di piacere, subito scacciata dal solito cipiglio, sarà lei stessa a spiegare a Kerim le ragioni del suo rifiuto.

All'ennesimo attacco della ragazza, lui le dice che si è reso conto che lo fa a posta, che cerca in tutti i modi di trattarlo male per tenerlo lontano e lei gli dice che è così, che non può assecondarlo perché una parte di lei sente di tradire se stessa. Qualcosa dovrà sbloccarla, ma al momento, come Kerim, ci accontentiamo di una piccola, flebile speranza, che è quel fazzoletto di Mustafa, che lei aveva conservato per tutto l'episodio e che qui lascia andare, finalmente, nel fiume, come ad abbandonare una speranza che ormai non esiste più.
Nota al margine. Il personaggio di Rasat Yasaran, odioso fin dai primi episodi, qui mi ha fatto quasi tenerezza, nel vederlo fronteggiare Mustafa, che vuole sfruttare al massimo le disgrazie di Fatmagul per sistemarsi il futuro. Quando arriva anche Meryem, l'uomo sembra davvero circondato. È solo l'inizio di una punizione davvero più grande che meriterebbe.
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