Dopo la visione di questo nuovo episodio, continuo a chiedermi dove Kerim trovi la forza di resistere, di non fuggire. Forse è il forte senso del dovere nei confronti di Fatmagul, o forse un sentimento che neanche lui è riuscito bene a mettere a fuoco, ma la sensazione che mi ha trasmesso, vedendolo lottare, da solo, in una famiglia strampalata che il caso ha costruito, è che il vuoto intorno a lui cresce sempre di più.
Relegato in un capanno, dove non ci sono neanche i vetri per proteggerlo dal freddo della notte, minacciato da Mustafa che è riuscito a procurarsi il suo numero e che gli manda messaggi vocali avvelenati, promettendogli morte sicura, disprezzato da Fatmagul che in ogni occasione trova modo di manifestargli il suo odio, è anche perseguitato da Meryem che vuole fargli confessare la verità in tutti i modi.Braccato, pressato, spiato anche dalla lussuriosa Mukkades che, di notte, cerca di vederlo mentre si fa la doccia, fantasticando su di lui, davvero ci si chiede se è un personaggio che ha una vocazione per la sofferenza e l'espiazione, eppure Kerim riesce a sorprenderci perché sembra quasi una pentola a pressione, pronta ad esplodere, come nel famoso incontro con Fatmagul nel capanno.
Quando la ragazza sente infatti nel cuore della notte il giovane parlare con Meryem e rivelarle le minacce di Mustafa, decide di vincere i suoi timori e di avvicinarlo il giorno dopo per parlargli. Il suo desiderio è che scompaia per sempre e questo lo possiamo ben capire, Fatmagul. Dopo quello che ha subito, dover vivere con lui e vederlo tutti i giorni è l'ennesima violenza che le è stata imposta, ma piano piano lo spettatore finisce per entrare in sintonia con lui, isolato, disprezzato e travolto da un rifiuto che è maggiore della colpa in questo caso, responsabile sì di non aver cercato di difenderla, ma non colpevole come lo crede Fatmagul.
E lui, che dovrebbe in qualche modo chinare il capo, stanco dell'isolamento in cui è finito, desideroso solo di fuggire lontano da tutti loro, dove poter dimenticare quello che è successo, quando Fatmagul lo avvicina nel capanno la sua reazione alla richiesta è sorprendente.
Fatmagul si è aggrappata con la disperazione assoluta al sogno passato di un amore felice, dove lei, in qualche modo, si sente colpevole per aver mentito, o assecondato le bugie, che l'hanno fatta passare per una traditrice, quasi a pensare che è più tollerabile l'idea che lei possa volutamente aver scelto un altro, che essere stata una vittima di un branco di lupi.
Lei pensa ancora a Mustafa, alla loro felicità, a quel matrimonio mancato che l'è stato strappato dal destino e quando scopre che l'uomo sta cercando Kerim, va da lui per chiedergli di andarsene. Non lo fa preoccupata per la sua incolumità, ma perché è sicura che Mustafa lo ucciderà finendo per rovinarsi la vita e lei non vuole che anche lui diventi una vittima, finisca in prigione. E Kerim reagisce esasperato da questa sua attenzione, dicendole quello che pensiamo tutti noi.
Mustafa è solo un egoista che pensa solo al suo onore macchiato, senza mai averle rivolto un sincero pensiero di preoccupazione. Ma nella reazione di Kerim, nelle parole dure che rivolge a Fatmagul, esasperato dal continuo disprezzo che lo circonda, a mio parere emerge anche un sentimento ancora occulto nel suo cuore, mischiato a una rabbia così sincera e naturale che Akyurek rende perfettamente e con potenza in questa scena cruciale. Quando lui la insegue, dopo che lei gli ha augurato di morire, con un bastone che ha afferrato, ci rendiamo conto che anche le creature più pacifiche, spinte dall'esasperazione, potrebbero commettere una follia. A placarlo arriva Rahmi, il pacifico fratello di Fatmagul, che con poche parole chiave lo riporta in sé, ma nel frattempo si vede negli occhi di Kerim tutto il desiderio di fuga e il bisogno di mettere distanza. Dove troverà la forza di restare?
giovedì 11 dicembre 2025
Fatmagül'ün Suçu Ne? - Da solo (8)
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