Fatmagül'ün Suçu Ne? - Matrimonio riparatore (4)
Il matrimonio riparatore è qualcosa che, per noi italiani, ci riporta indietro nel tempo di cinquanta, cento anni a una società dove il valore di una donna era rappresentato solo dalla sua verginità che, se persa, indipendentemente se ceduta volontariamente o strappata, finiva per compromettere il suo valore sociale e la sua possibilità di sposarsi. In Fatmagul sembra di trovarsi davanti a quella società, dove non importa il dolore di chi sta attraversando una violenza inaudita, ma solo il fatto che sia stata con altri uomini.

È così che si comporta Mustafa, l'insopportabile fidanzato, che reagisce con violenza, circondato dalla famiglia, dai colleghi e dagli amici che cercano di placarlo. Il suo apparente dolore non è per niente legato a Fatmagul, che non ha consolato neanche per un secondo, anche prima che la ragazza cedesse alle mille pressioni perché dichiarasse una verità diversa da quello che è successo. Lui è interessato solo all'onore perso, al fatto che la donna che lui voleva come moglie, è stata con un altro e la sua volontà poco conta.
Il mio furore per niente sottile si infiamma per lui più che per Kerim, che, non ricordando niente di quello che è successo, attraversa tutte le fasi del dolore, il senso di colpa, il disprezzo di Meryem, la donna che lo ha cresciuto, il pensiero di essere indegno anche al ricordo di una madre che, suicidatasi per un grande dolore, è stata calunniata dallo stesso paese che adesso non fa che parlare di Fatmagul.
La ragazza, dopo aver provato a togliersi la vita, salvata proprio dall'intervento di Kerim, torna a casa, ma è sottoposta ad altre mille pressioni da parte della cognata, di Munir, l'avvocato dei Yasaran, inviato con lo scopo di convincerla a sposare Kerim, come riparazione per la verginità persa e il matrimonio compromesso con Mustafa.
Kerim viene arrestato e portato dalla polizia. Il ragazzo tace, ma Fatmagul viene portata dai parenti con lo scopo di ritrattare la sua denuncia. Anche Kerim, a questo punto, davanti alla vittima, finisce per cedere e accettare di sposarla, assecondando le richieste degli Yasaran, anche se nei suoi sguardi, nelle sue espressioni quello che sembra toccarlo è soprattutto Fatmagul, ormai nel vortice di una società pronta a stritolare e a condannarla, piuttosto che concentrarsi sui carnefici.

I due partono per la città, dove devono convolare a nozze, due sposi reticenti, sperati da un muro d'odio, quello di Fatmagul per uno dei suoi aggressori e quello del senso di colpa da parte di Kerim. I due neanche si guardano, ma quelle poche volte che i loro sguardi si incrociano, tutto si accende, la tensione è palpabile e il mondo si ferma, almeno per loro. Non ho idea di che relazione potrà uscire fuori, mentre Mustafa scopre che la ragazza sposerà Kerim e, ancora una volta accecato dalla rabbia, vorrebbe raggiungerli e ucciderli, tanto che la sua stessa famiglia lo blocca.
Intanto i figli di papà, ritornati a Istanbul, cercano di riprendere la loro vita. Solo Vural chiama Kerim per ringraziarlo, suscitando solo il fastidio dell'ex amico, che in realtà si è sacrificato più per Fatmagul che per loro. Ma il modo in cui la famiglia sta gestendo tutta la situazione è di un realismo terribile e attuale, spiegandoci come possano allevare lupi, invece che esseri umani.
E Fatmagul e Kerim arrivano davanti al giudice di pace con l'aria di due condannati pronti a subire il patibolo, accentuando il divario tra il loro dolore e il giubilo del mondo intorno che non vede l'ora di chiudere la questione. Ma sarà davvero così?
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