Qual è il costo della propria anima? Quanto siamo disposti a rinunciare per un futuro diverso, per una sicurezza? Questo è il grande enigma a cui viene sottoposto Mustafa, personaggio che, sinceramente, non ho amato fin dal primo episodio, ritratto come l'uomo duro e intransigente, geloso e possessivo che non ha la capacità di rendersi conto del mondo intorno a lui, mosso solo dal suo orgoglio e da un'insensata gelosia. Già questo basterebbe per non inserirlo nella nostra lista di preferiti, ma adesso siamo davanti a un vero e proprio dilemma.
Kerim, per puro caso, si è trovato faccia a faccia con lui, e lo ha costretto ad aprire gli occhi. Fatmagul non è solo innocente di tutte le accuse, ma è la vera vittima di tutti loro. Ci ha messo la faccia, come è tipico del suo personaggio e non ha nascosto le sue colpe, dando a Mustafa, adesso, tutti gli elementi per rendersi conto della realtà. Adesso tocca a lui fare i conti con la sua coscienza, l'anima tormentata che si è portato dietro durante tutti questi mesi.
E mentre la famiglia Yasaran pensa di usarlo contro Kerim e Fatmagul, lui spiazza tutti, presentandosi in ufficio, devastato e sconvolto, brandendo una pistola, deciso a farla pagare a quelli che hanno distrutto la sua vita. E chi paga per tutti? Il più inutile, a mio parere, Selim, che è quello tipico nel gruppo che si lascia trascinare dagli altri, non avendo idee proprie, né buone né cattive.
Selim arriva all'improvviso, durante la pseudo riunione, e Musfata lo colpisce d'istinto, seguendo il desiderio di vendetta. Selim viene portato d'urgenza in ospedale, mentre Mustafa, invece di essere consegnato alla polizia, dove potrebbe raccontare ogni cosa di quello che è successo, quindi anche dell'origine della sua vendetta, viene rinchiuso in un deposito dell'azienda, sorvegliato dagli uomini di fiducia di Resat Yasaran.
La sua vita è finita, pensa lui, diviso tra il senso di colpa nei confronti di Fatmagul, ingiustamente condannata, e la consapevolezza che è sul punto di finire in prigione. Mustafa è lacerato. Non è un assassino, ma un uomo mosso dalla rabbia. E quando la situazione di Selim si chiarisce, migliorando, i solito confabulatori adulti decidono di giocare le loro carte.
Raccontano che Selim ha provato a uccidersi sparandosi allo stomaco per il rifiuto della moglie, cercando con questa carta di riavvicinare la coppia che era sul punto di divorziare. Nel frattempo però fanno anche una proposta tentatrice a Musfata.
Spetta a Resat Yasaran, il più ambiguo e spiegato, parlare con il ragazzo, con una valigetta piena di denaro che dovrebbe essere il suo lasciapassare per una vita migliore. Questo o il carcere, con la denuncia per aver provato a uccidere suo figlio. Lui è tentato, diviso, lacerato, ma la sua anima è in vendita, Resat lo sa e finirà per accettare il patto del diavolo che gli è stato proposto.
Intanto però noi cogliamo i primi segni di cedimento tra Fatmagul e Kerim. Lei come al solito lo attacca, lo incolpa, non vuole distinguerlo dagli altri tre che hanno rovinato la sua vita, ma nel frattempo lo spia, cerca di capire quello che ha dentro e, per la prima volta, dopo avergli detto cose cattive che riguardavano sua madre, lo cerca per chiedergli scusa: "özür dilerim" dirà a un sorpreso Kerim. E il momento successivo, quello del mattino dopo, quando si incrociano in bagno e si scostano, l'imbarazzo adesso ha poco a che fare con il senso di colpa o la paura, ma con una sorta di infatuazione che, anche se agli albori, è un segno di un cambiamento.
Peccato che, subito dopo, come al solito, succeda di tutto. La polizia bussa alla porta della loro casa. Le varie segnalazioni li hanno portati a sospettare che stiano nascondendo qualcosa e Kerim viene portato in caserma, seguito da Meryem che non lo lascia solo. E mentre Fatmagul, confusa, guarda la macchina allontanarsi, vediamo Mustafa che la spia dall'altro lato del fiume, deciso, finalmente, ad avere un chiarimento con lei.









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