Elif, Elif, Elif... come la canzone che perseguita Omer quando accende la radio in auto e che lo riporta alla donna che ama. Mi viene da chiedere come sia possibile che le stelle, che sempre avevano brillato per te, dalla morte di tuo padre ti abbiano voltato le spalle o si siano letteralmente spente nel cielo. Le ha davvero vissute tutte: padre ucciso, madre morta in terribili circostanze, sorella rapita, la mafia che la ricatta e la costringe al traffico di denaro sporco con la sua azienda, il fidanzato appena ritrovato sparato e nulla sembra darle un minimo di respiro.
Adesso che Omer si è ripreso, la paura che, continuando le indagini, possa nuovamente essere bersaglio di uomini potenti e crudeli l'ha indotta a ritirare le accuse contro Metin. Ovviamente Nilufer, per niente convinta, si è subito affiancata e il nostro fantasma/primula è stato rimesso in libertà prima che abbia avuto la possibilità di parlare con Omer, che doveva convincerlo a confessare.
Metin è stato accolto paradossalmente in modo amorevole dal padre che lo ha sempre usato e rinnegato, ma che in prigione gli aveva mandato una lettera dove gli chiedeva scusa e lo perdonava per i suoi errori. Quando se lo ritrova di fronte, non si fida, a ragione, ma quando lui lo porta in una casa enorme, dove ha sistemato sua madre e dove gli promette di trattarlo da figlio, si rivede quasi la speranza di un bambino piccolo abbandonato che ancora vuole credere alle favole.
Ovviamente Tayyar Dundar non ha la minima intenzione di pentirsi dei suoi peccati e tutta la sceneggiata è legata fondamentalmente al suo desiderio di un rene compatibile, dopo l'aggressione di Huseyin che l'ha profondamente danneggiato. Mert è da escludere, il solito figlio privilegiato, ma c'è sempre quello di seconda serie che potrebbe essere utile. Sua madre gli dice di non fidarsi, ma negli occhi di Fatih ho colto l'esitazione che potrebbe essergli fatale.
Nel frattempo la sua moglie di cuore, Nilufer, frequenta Mert, l'amico d'infanzia, il fratello che adesso vuole solo riconquistare la donna che entrambi amano, ma la nostra attenzione è tutta per Elif, che in un primo momento cerca di ostacolare Omer che vuole andare in commissariato, provocando un incidente con l'auto che lo riporta in ospedale.
Qui i medici l'avvisano che potrebbero esserci delle conseguenze gravi per Omer e potrebbe non ritornare più a usare il braccio come una volta. Lei non ha il coraggio di dirgli la verità, tace, come ha fatto spesso ed è vero che la natura umana difficilmente cambia, a una certa età.
I due trascorrono la notte in ospedale, ma il giorno dopo Nilufer sta cercando la nostra eroina perché la sorella Asli, che sembra stare meglio, ma decisamente non bene, è convinta di aver avuto minacce d'aborto, anche se si tratta in realtà di un ciclo normale.
Il compito di rivelarle, finalmente, la verità sul suo bambino spetta ancora una volta a Elif, che, con il cuore addolorato, finalmente trova la forza di parlarle e di raccontarle solo parte della terribile verità che è rinchiusa nella clinica di zio Tayyar.
Asli soffre, ma sembra affrontare la cosa abbastanza bene, soprattutto perché non ricorda le circostanze della perdita del bambino e della morte della madre, ma intanto Elif cerca un po' di conforto tra le braccia di Omer, cosa che, ovviamente, non può durare che due secondi perché nel cuore della notte Huseyin bussa alla sua porta, accompagnato dalla polizia finanziaria a cui lui stesso li ha condotti su decisione di Tayyar. Il modo per colpire un uomo come Omer è ferendo Elif, è il loro ragionamento e anche se Huseyin sembra avere sempre un'aria colpevole, alla fine è proprio lui a presentare alla ragazza il mandato di comparizione. Ancora una volta per Elif sembra esserci un solo percorso: dalla padella alla brace.
Nessun commento:
Posta un commento