mercoledì 12 novembre 2014

FRASI DE "LA COLLINA DELLE FATE" di Diana Gabaldon





«Scusa», dissi. Mi passai il dorso della mano sulla fronte cercando di scostarmi i capelli dagli occhi. «Non intendevo offendere le tue orecchie delicate, Elias». «Oh, l’avevo sentita già prima d’ora, madam», mi assicurò. «Solo non in bocca a una signora». «Non sono una signora, Elias», protestai stancamente. «Sono un medico

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«Sono stato un soldato, un ufficiale», proseguì. «So che cosa significa, avere in mano le vite degli uomini.. e perderle.

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Il problema, alla fin fine, è la consapevolezza di non essere Dio». Tacque di nuovo, poi soggiunse piano: «E il profondo, reale rammarico di non poterlo mai diventare.

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   È vero quel che dicono i marinai: si può fiutare terra molto prima di avvistarla

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Così ce l’aveva fatta. Una ragazzina di quindici anni, armata di nient’altro che della propria testardaggine. «Lo voglio», aveva detto. E aveva continuato a ripeterlo nonostante tutte le obiezioni di sua madre e le ragioni addotte da Jamie, nonostante gli scrupoli di Fergus e le proprie paure, sopportando tremila miglia di nostalgia di casa, di stenti, di tempeste oceaniche e infine anche un naufragio.

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Era stata proprio una visione del genere a indurlo a inseguire la Focena, oltre a una furia omicida nei confronti di quel farabutto inglese che aveva avuto la merdosa insolenza di rapirgli la moglie sotto il suo stesso naso con la vaga promessa di restituirgliela, una volta che l’avessero usata a dovere. Lasciarla ai Sassenach, senza protezione? «Col c......

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Credo sia stato quel vecchio bastardo di Ernest Hemingway a dire che in genere uno sviene per proteggersi dal dolore, cosa che purtroppo non accade. Dal canto mio, tutto quel che posso rispondere a una simile affermazione è che o Ernest sapeva operare sottili distinzioni tra i vari stati di coscienza, oppure nessuno aveva mai versato brandy su parecchi centimetri della sua carne viva.

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Andai a Culloden deciso a morire», continuò, la sua voce poco più che un sussurro. «Non il resto di loro. Sarei stato felice di fermare subito una pallottola con il mio petto, e invece riuscii a tagliare attraverso il campo e a ripercorrerlo per metà, mentre gli uomini intorno a me saltavano in aria in tanti pezzettini». Si alzò in piedi, allora, e mi guardò. «Perché?» mi chiese. «Perché, Claire, io sono vivo e loro no?

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«Troppe persone sono morte, Sassenach, solo per il fatto di conoscermi.. oppure ne hanno sofferto. Darei il mio stesso corpo per risparmiarti un attimo di dolore, eppure vorrei stringere la mano, adesso, per sentirti gridare e sapere per certo che non ho ammazzato anche te».

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 «Be’, gli amici li trovi dove meno te l’aspetti, Sassenach.

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«Forse posso capirlo». Era turbato in volto. «Si sentiva solo.. molto solo». «Uno straniero, in terra straniera», concordai a bassa voce, ricordando le sue poesie dipinte nell’aperta segretezza dell’inchiostro nero, inviate in volo verso una patria perduta da tempo, consegnate al mare su ali di carta bianca.

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Frank mi amava. Ma c erano cose.. aspetti di me, riguardo ai quali non sapeva come comportarsi. Parti di me che non capiva, o che magari lo spaventavano». Lo guardai di sottecchi. «Tu no». Benché tenesse il capo chino su un’altra arancia, con le mani che si muovevano in fretta per inciderla con il pugnale, vidi ugualmente il lieve sorrisetto che gli spuntò all’angolo della bocca. «No, Sassenach, tu non mi spaventi. O meglio sì, ma solo quando penso che potresti ammazzarti per imprudenza»

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Certi stalloni lasciano il proprio marchio sui puledri. Ho la netta impressione che ogni tuo discendente sarebbe inconfondibile»

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Lo sapete», ripeté a voce più bassa, rivolto alle proprie mani, «che cosa significhi amare qualcuno e non essere mai - mai! - in grado di dargli pace, o gioia, o felicità?» A quel punto alzò lo sguardo, gli occhi pieni di dolore. «Sapere che non si può dargli felicità, non per colpa sua o propria, ma solo perché non si è di natura la persona giusta per lui

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«E che il Signore abbia pietà di te per questo». «Solo te», ripeté a voce bassissima, tanto che faticai a sentirlo. «Adorarti con il mio corpo, mettere le mie mani al tuo completo servizio. Darti il mio nome, insieme a tutto il mio cuore e la mia anima. Solo tu. Perché non mi permetti di mentirti.. eppure mi ami»

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Aye, puoi venire!» sbottò, alquanto stizzito. «Ti chiederei soltanto un favore, Sassenach: sforzati più che puoi di non farti ammazzare né tagliare a pezzi, aye? Metterebbe a dura prova la mia sensibilità»

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«Accidenti a te, Sassenach!» gridò la sua voce da una grandissima distanza. Suonava strozzata dalla passione. «Che ti venga un colpo! Giuro che, se mi fai lo scherzo di morire, io ti ammazzo!»

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