domenica 3 novembre 2019

CORDEL ENCANTADO - Il tiranno (48-49)


In questo racconto dal taglio favolistico, dove cose improbabili e letterarie accadano ai vari personaggi, non ci dobbiamo sorprendere più di tanto se il giovane Colonello Timóteo Cabral, ossessionato da Açucena, la figlia del Re, e dal suo desiderio di rifarsi su Jesuino, finisca per aspirare al trono.


Impadronitosi del Palazzo del Governo grazie alla violenza dei suoi uomini armati, in qualche modo l'uomo si trasforma in un vero e proprio tiranno che rinchiude gli uomini che possono osteggiarlo in una prigione controllata solo da due poveri e insicuri poliziotti e un comandante (Barolé) più interessato a convolare a nozze con la sua tanto attesa fidanzata, un' Antonia che, pur avendo pensato di fuggire con Cicero, difronte alla disponibilità e all'affetto dell'uomo, finisce per decidere di rimanergli accanto, non potendo avere Ignacio, convertito ad una vita spirituale.


Intanto il tiranno riduce in schiavitù tutte le donne della famiglia reale e la moglie del Prefeito, trattando Açucena come una schiava ed un'innamorata allo stesso tempo, deciso a sposarla. Sembra ormai ubriacato di potere e quando Carlota rivendica le nozze per sé, alla luce del fatto che aspetta un figlio da lui, Timóteo neanche si scompone ed ordina al figlio del Prefeito, da sempre innamorato di Carlota, di sposarla al posto suo.


Carlota è ferita nell'onore e, degna figlia di sua madre, decide di sbarazzarsi del tiranno in un modo ingegnoso, ispirato chiaramente dal romanzo IL NOME DELLA ROSA, ovvero cospargendo di veleno un antico libro che racconta la storia di Serafia e che poi porta al tirano. Quando Timóteo, quasi in fin di vita, realizza che la giovane l'ha avvelenato, la sua vendetta è implacabile ed ordina un castigo severo.


Intanto Ursula, che era stata legata ed imprigionata da Herculano, deciso a vendicarsi di tutto il male che lei aveva fatto, è fuggita grazie all'aiuto di Maria Cesaria, colta da un momento di pietà. Trovando la figlia sul punto di morire, implora Timóteo di liberarla in cambio dell'antidoto, poi, con la complicità di Baldini, gioca con l'ego di Timóteo, promettendogli la corona di Serafia, trasformandolo nel nuovo Re.


Tutto questo ovviamente è possibile in questo mondo incantato, lontano dalla realtà, perché Brogodó sembra un mondo a parte, lontano dal governo centrale del Brasile, dove un colonnello può destituire un Re e prendersi la sua corona, senza che nessuno si preoccupi.


Nel frattempo Jesuino, unendo gli uomini della sua banda con i cangaiceros, e appoggiato dalla gente onesta di Villa De la Cruz, e dall'immancabile Doralice, da cui si sente sempre più attratto, riescono a far fuggire il Re, Felipe e gli altri dal carcere, anche se l'ostacolo principale è destituire Timóteo e liberare Açucena.

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