CORDEL ENCANTADO - Il tesoro di Serafia (56-57)
Come in ogni favola che si rispetti deve esserci un tesoro e tutta la storia di questa telenovela incantata in qualche modo è legata proprio a un tesoro, quello del fondatore di Serafia, che aveva indotto Re Augusto vent'anni prima a venire con la moglie e la figlia appena nata in questa terra lontana, allo scopo di ritrovarlo.
Alterne vicende avevano portato al ritrovamento e alla perdita del tesoro, che Ursula e Nicolau avevano provato a rubare. Ad un certo punto delle vicende però era sparito. Miguezim il Profeta si presente al campo dei cangaiceros con una vera e propria manciata di denaro, per finanziare la ribellione contro quello che lui definisce "o filho do mal", il figlio del male.
Jesuino comincia a sospettare che quel denaro possa appartenere al famoso tesoro. Quando infatti si era nascosto nella chiesa di Miguezim, per sfuggire alle guardie, sotto il pavimento aveva trovato una strana cassa.
Confidatosi con Doralice, i due si recano sul posto per indagare, ma il Profeta arriva per allontanarli. Poco dopo nasconderà il tesoro, convinto che appartenga al Re che salverà "a flor", ovvero Açucena, il vero Re da lui tanto annunciato, che ancora non si è capito bene chi sia.
Ed è sempre il Profeta ad avere un ruolo centrale, mentre gli altri personaggi cercando i trovare un modo per far cadere il tiranno.
Antonia si è trasferita a Villa De la Cruz, ormai libera dal marito, decisa a vivere per la prima volta la sua vita. Inacio si sente attratto da lei, anche se nega, convinto che si debba mantenere in castità, ma quando Timóteo arriva al villaggio per costringere la sorella a tornare da Bartolé, saranno proprio Inacio e il Profeta a difendere la ragazza.
E il tocco magico che questa storia ha, arriva potente con il Profeta e i suoi poteri, che riusciranno a spazzare via Timóteo e i suoi uomini, proteggendo Antonia.
A questo punto della storia si capisce che per poter veder trionfare l'amore, o per poter risolvere molti problemi, dovremo arrivare alla sconfitta di Timóteo.
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