Ed eccoci all'inizio della seconda stagione, ripescati letteralmente dal fondo del mare per vedere, come un nastro che si riavvolge, l'origine della storia, come tutto sia iniziato su quella stessa spiaggia, con due bambini che, innocenti e lontani dalle logiche degli adulti, si amavano sinceramente. Adesso Sancar cerca di recuperare la forza per riemergere, per aiutare Nare, nelle mani del suo nemico che punta a portarla in Grecia.
Nel frattempo il resto del mondo impiega un po' di tempo per capire che i due sono scomparsi. Ci riesce, fondamentalmente, Elvan che sembra sempre saperne una più del diavolo. Convinta, infatti, che Menekse nasconda quale segreto con cui ricatta il marito (non può ancora immaginare che sia la simpatia tra lui e Dudu), decide di far assumere Loki, lo spasimante della donna, nella speranza di metterle pressione.
Menekse decide nuovamente di ricattare Yahya per farlo cacciare, ma a quel punto la donna fronteggia il marito e pensa che possa aver compromesso suo fratello per il suo solito spirito antagonistico. Nel frattempo Gediz cerca Nare, più che Sancar, e quando riceve dal cellulare della donna un messaggio dove lei dice che lei e Sancar stanno bene, ma hanno deciso di prendersi una giornata per loro (messaggio inviato da Kahmran), in un primo momento è vittima della gelosia, o dell'invidia a ben vedere e crede che davvero i due si siano riconciliati.
Ci vorrà ancora una volta la solita Elvan per scuoterlo e fargli capire che qualcosa di storto è successo e che non può essere un messaggio mandato da Nare, perché lei a promesso che non dirà più il nome di Sancar per il resto della vita, più che una promessa un giuramento. E quindi dove sono? I due cominciano a indagare forsennatamente, cercando di stringere all'angolo Kahmran, ma questi riesce a svincolarsi e a far ricadere tutta la colpa su Yahya, colpevole, poveraccio, al momento, solo di superficialità e non certo di qualcosa di così vile. Alla fine sarà Kahmran a indirizzarsi sulla strada giusta, ma nel frattempo i nostri eroi hanno già fatto di tutto, bloccati sullo yacht in mezzo al mare.
Sancar riesce a riemergere, a trovare una barca di un peschereccio che stranamente è senza nessun pescatore e, dopo aver recuperato l'attrezzatura necessaria e aver rintracciato lo yacht di Akin, li raggiunge e si issa a bordo. Bisogna fare la premessa che Sancar è un Efe, come spesso lo chiamano, non solo in riferimento al titolo di Efem (Signore), ma anche ai guerrieri di montagna che combatterono contro i Greci nella guerra di indipendenza turca. È una sorta di super eroe, un po' alla Miran Aslanbey di HERCAI. Riesce a issarsi a bordo con un braccio ferito, ma solo per svenire tra le braccia della donna che ama.
Il loro rincontro merita un paragrafo tutto suo, perché questa è una storia di sguardi e di abbracci, dove l'amore, pur non manifestandosi in niente di fisico, come lo identifichiamo noi peccatori occidentali, emerge travolgente, assoluto, imponendosi su qualsiasi cosa. Basta che Sancar e Nare si guardino negli occhi perché il resto del mondo scompaia e a chi crede che non sia amore, lasciamo la triste solitudine di non aver mai conosciuto uno sguardo così, che ti dice tutto senza bisogno di parlare. E in questo caso particolari gli abbraccia parlano ancora più forte, dichiarando quell'amore che a parole non può essere pronunciato per colpa del passato, delle scelte presenti, di quello che succederà in futuro.
Così Nare accoglie Sancar, felice che sia ancora vivo. Utilizza tutta la sua esperienza per dargli i primi soccorsi, ma non accetta la richiesta, forse ultima dell'uomo, che le chiede di infrangere il suo voto e di pronunciare il suo nome. "Ti dare la mia vita, ma non dirò il tuo nome!" gli risponde determinata. Riuscirà a salvarlo e i due, decisi a fuggire, proveranno, nella notte a lanciarsi nel mare infinito pur di sottrarsi ad Akin. Quest'ultimo però, all'improvviso, rendendosi conto della trappola che Sancar gli ha teso, li ritrova proprio sulla passerella mentre sono sul punto di fuggire. Cerca nuovamente di uccidere Sancar, ma Nare lo protegge con il proprio corpo.
I due precipitano nell'abisso, ma Sancar riesce a tirarla fuori e a riportarla sul peschereccio con cui poi fuggono. Sono i momenti in cui fisicamente li vediamo più vicini. Sembra che lei stia per lasciarlo, ma resiste e quando arriveranno al porto Sancar può solo affidarla nelle braccia del suo eterno amico e rivale, Gediz, prima di perdere i sensi. E che non fosse pienamente in sé, lo dimostra il fatto che, appena ritorna sui suoi piedi, cerca di allontanare Gediz da Nare, temendo che possa portargliela via.
Se escludiamo la sorta di immortalità che permette a questi personaggi di cadere da un dirupo e di rialzarsi poco dopo, o di ricevere un colpo di pistola e rialzarsi solo 24 ore dopo, ne cogliamo tutto il fascino malinconico. Ma a questo punto cosa farà Nare, ritrovandosi quasi prigioniera a casa di Sancar che non vuole farla andare via? Dovrà per forza di cose trovare un modo per allontanarlo. E Akin? Che altre svolte darà alla storia? Siamo solo al principio e quindi tutto può succedere.









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