mercoledì 14 aprile 2021

JUSTINE o le disavventure della virtù del Marchese De Sade


 Sono stata spinta a leggere questo libro da una certa curiosità nei confronti di un nome,  Donatien Alphonse François de Sade, che ancora oggi è associato allo scandalo e alla trasgressione, pur essendo stato  uno scrittore, filosofo, poeta, drammaturgo, saggista, aristocratico e politico rivoluzionario francese. Eppure oggi viene ancora ricordato per le numerose opere letterarie a tema libertino e gotico-horror, incentrate su un misto di violenza e sessualità spesso deviata e con esiti spesso grotteschi e surreali.


 

Avendo letto PAMELA e la Virtù ricompensata di Richardson, ero incuriosita nei confronti di questo romanzo che si presentava come una sorta di parodia. Se Richardson aveva esaltato l'archetipo della giovane virtuosa che, seguendo la morale del tempo, riusciva a conquistare un uomo importante, rinunciando alla seduzione, ma mantenendosi rigida nei suoi principi, Justine, in chiave grottesca, ironica, rappresenta invece l'esatto contrario.


 

Justine e Juliette sono due sorelle molto diverse tra loro che vengono colpite dalla fatalità di un lutto che le lascia senza protezione nel pericoloso mondo affamato. La prima, virtuosa e decisa a mantenere i suoi principi, finirà per essere sottoposta a qualsiasi tipo di angheria, da parte di personaggi perversi che il destino (o l'autore) si diverte a presentarle sul suo cammino: orge, assassinii e torture di cui Justine sarà vittima, con il rischio, sempre sventato, di essere uccisa, e con gli uomini responsabili che le spiegheranno l'essenza del mare e l'inutilità della morale cattolica a cui lei si aggrappa.


 

Mentre Justine è vittima di continue disavventure, Juliette ha ceduto da subito alle offerte fattele, dotata di un senso pratico che le permetterà non solo di sopravvivere, ma anche di sfruttare la situazione e di piazzarsi nella società, intervenendo sul finale per cercare di aiutare la sorella virtuosa e sventurata.


 

È chiaro che il libro di De Sade, fosco, filosofico, fortemente erotico, a tratti umoristico, ha lo scopo di ironizzare su tutta quella letteratura moraleggiante che vuole insegnare principi, ben lontani dalla società licenziosa nella quale vive l'autore. I sermoni e gli esempi  raccomandano i vizi, qualsiasi buona azione è sanzionata, ogni vizio è ricompensato. I virtuosi, sembra affermare De Sade, sono quelli al riparo dalla vita e dai bisogni. Una volta calatisi nel mondo vero la perversione e l'assenza del bene sono gli elementi che dominano i rapporti umani e sociali.


 

Piccola curiosità. Pochi sanno che da questo romanzo, nel 1969 fu tratto un film del regista Jesús Franco in cui nel ruolo della sventurata e seviziata Justine c'era Romina Power. 


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