LA DAMA DE TROYA è una telenovela colombiana del 2008 trasmessa negli Stati Uniti dal Canale TeleFutura che ne offrì una versione tagliata che rovina molto la parte finale, riducendo gli ultimi venti episodi in un unica puntata di soli 44 minuti. A parte questo scempio opera della rete, più che degli sceneggiatori, la storia ha un sapore antico, da "vecchia telenovela classica", con qualcosa di naturale e spontaneo dovuto alla recitazione e alla regia. Storia dal sapore classico per via dell'intreccio: campesina e ricachon, come sottolinea Ausencia, una delle tre mogli di Pierre. Eppure la novela ha un sapore genuino, che nasce dalla capacità di saper ricreare i topics e i modelli consueti.
Patricia Cruz è una campesina, una donna del "pueblo", come doveva esserlo anche la famosa Doña Barbara di "telemundiana" produzione. A parte la bellezza "classica e nobile" di Edith, il personaggio non aveva molto di "bruta" y de campos, come Patricia Cruz interpretata da Cristina Umaña. La recitazione di quest'ultima è uno dei valori aggiunti di questa storia. Ha un'aria rustica, anche se è molto bella, solita e forte. Si nota che non ha studiato, che non è colta, e lo si capisce non perchè sbaglia a parlare come ci veniva mostrato per Marisela in Doña Barbara. E' un suo modo di porsi nei confronti del prossimo. Invece Sebastian De La Torre è un ragazzo di città, che ha studiato, che pensa che la vita sia agio e divertimento. La differenza tra i due è evidente. Ma le loro vicende sono anche il contrapporsi di due mondi e due realtà diverse. Patricia è una donna matura che ha alle spalle una tragedia che le ha segnato la vita. Il giorno delle nozze degli uomini hanno fatto irruzione nel suo ranch uccidendo il marito, violentandola, sparandola e gettandola nel fiume. Rispescata da Pierre, un eccentrico francese trasferitosi nel Llano (questa regione di praterie sconfinate che si estendono tra la Colombia ed il Venezuela, a nord del fiume Orinoco e del suo affluente Meta), Patricia viene affidata alle cure di Jacinta, una donna che possiede una finca, EL POTRILLO, che si occuperà di curare le sue ferite. Patricia vive con l'obiettivo di vendicarsi dell'uomo che le ha distrutto la vita, di cui però non conosce il nome e neanche il volto, ma di cui conserva il ricordo di un ciondolo a forma di cavallo che portava il giorno della violenza. Sebastian De La Torre, invece, è un ragazzino che ha da poco finito gli studi, è in procinto di sposarsi, e la vita per lui è sempre stata facile come bere un bicchiere d'acqua. Tornato al paese, dove il padre, il potente Antonio De La Torre, ha le sue attività, pensa di rimanere per poco, ma l'incontro con Patricia cambierà per sempre la sua esistenza, portandolo a scoprire in profondità non solo se stesso, ma anche i segreti di famiglia
Anche se la mia opinione sul prodotto non è completa, mancandomi la visione degli ultimi venti episodi barbaramente sitetizzati in 44 minuti, ci sono degli elementi innegabili della storia. Sicuramente resta un'originalità di fondo che è tipica di questi prodotti colombiani che nulla hanno da invidiare agli altri paesi per la qualità tecnica, oltre che per storie che sorprendono e sono meno scontante. Certo LA DAMA DE TROYA è molto classica come storia e presenta elementi "già visti". La donna llanera, selvaggia e contadina, che diventa l'oggetto di contesa e contrasto tra il padre ed il figlio è un tema per niente nuovo, ma gli attori riescono a rendere in maniera assolutamente credibile questo vecchio topic e allo stesso tempo ci offrono un ritratto di questa regione sincero e puro nei suoi estremi.
Inevitabile il confronto con DOÑA BARBARA, ma onestamente qui la realtà del llano colombiano è rappresentata dieci volte meglio. Spazi infiniti, a perdita d'occhio, paesaggi a tratti brulli e malinconici, a tratti selvaggi. Arpe e chitarre che accompagnano queste immagini da fotografia ed un sibilo come il fischio del vento. La costruzione scenica è meravigliosa.
Cristina Umaña ci offre il ritratto di una donna grintosa, decisa, coraggiosa, ma allo stesso tempo semplice. Ci riesce perfettamente con espressioni abbozzate, un modo di porsi che non è per niente artefatto. Si ha la sensazione di trovarsi davvero davanti ad una cantadina e non ad un'attrice fascinosa che in pantaloni stretti e all'ultimo grido si spaccia per una llanera. Non solo la protagonista spicca per la sua bravura, ma anche tutti gli altri riescono a darci interpretazioni credibili ed intense. Juan Andres non è certo il mio tipo di uomo e guardandolo nelle prime puntate mi chiedevo il perchè lo avessero scelto, ma nel giro di poco mi ha decisamente convinto. Il ritratto che ci offre del personaggio è sincero e credibile. La parte del sequestro è quello dove l'ho apprezzato di più. Inoltre nell'esprimere il suo amore per Patricia Cruz è sempre molto centrato. Intenso anche Trajano, l'attore che da vita al villano, e ma tra i vari personaggi il mio preferito, a cui avrei dato un finale migliore, è Martin Acero.
Martin Acero è l'uomo che ha sofferto per una perdita, che ha scontato anni di carcere sapendo che il responsabile del suo dolore è ancora fuori impunito. Arriva nella vita di Patricia in maniera silenziosa. E' ostile, forte, coraggioso. Non lo si vede quasi mai sorridere, è avaro di parole, eppure è costante, presente in tutti i momenti difficili della protagonista. Non conoscevo per niente Roberto Cano, l'attore che da vita a questo personaggio, ma mi ha completamente conquistata con il ruolo. Sarei curiosa di vederlo nei panni di qualcuno completamente diverso, allegro, sorridente.
Martin resta sicuramente tra i personaggi che ho amato di più.
Una breve riflessione meritano anche questi personaggi che ruotano intorno alla protagonista.
Quando la storia inizia, già parte degli eventi si sono verificati. La tragedia di Patricia Cruz già è avvenuta e lei è stata riscattata dal francesce Pierre e aiutata da Jacinta, questa donna decisa, determinata, forte che manda avanti una finca da sola e che accoglie presso di se tutti quelli che corrono da lei, a condizione che si rendano utili. Jacinta è in qualche modo il perno intorno cui ruotano le esistenze di tutti i vari personaggi che abitano lì. Non capivo quale fosse il ruolo di Patricia in un primo momento, poi ci spiegano che sono socie.
A questo punto la presenza di due donne forti che gestiscono una finca o potremmo dire ranch, con altre figure femminili che arrivano con le loro storie non può che ricordare il telefilm australiano LE SORELLE MCLEOD, che soprattutto d'estate la RAI ci ha trasmesso. Li era DROVERS RUN al centro delle vicende, qui invece abbiamo EL POTRILLO. Meno poetico, ma è una somiglianza che ho notato.
Certo tra Jacinta e Patricia non saprei chi delle due possa assumere il ruolo della cittadina Tess che si trasverisce dalla sorella ed entra in un mondo molto diverso da quello da cui proviene. Probabilmente nessuna delle due, in quando entrambe sono forti e legate alla terra. Intorno a loro ruotano gli altri personaggi: Silvia, la ragazza che il patrigno voleva violentare e che ricorda in qualche modo le vicende di Becky in LE SORELLE MCLEOD (anche se questo personaggio era molto più complesso di questo della telenovela), Melinda, con un passato da prostituta, che trova rifugio da loro. E a questo gruppo femminile si unisce l'unica presenza maschile della storia, ovvero el Caravan, in qualche modo il menestrello, dotato di una voce melodiosa e di una certa propensione per l'arte. Durante il giorno questi lavora duramente a fianco di Jacinta e Patricia, ma la sera, con la sua chitarra diventa l'espressione "musicale" di tutto un mondo nostalgico e malinconio che è el llano.
Un'altra cosa che ADORO di questa serie è sicuramente l'uso che si fa della musica. I suoni meravigliosi che contribuiscono a creare un'atmosfera quasi magica, da lontano western, sono quelle arpe e quei suoni di chitarre che suggeriscono una dimensione sconfinata e che ben si adattano alla visione di sterminate praterie, di campi che si estendono fino all'orizzonte, di un vento a tratti astioso o malinconico che frusta il volto dei personaggi a cavallo. Quando Patricia cavalca per el llano, sola, sembra fondersi con questo paesaggio e questi suoni armoniosi che scaturiscono quasi dalla natura circostante. E' un uso davvero ben riuscito della melodia e delle immagini.
La mia comunque resta una valutazione parziale, avendo perso molto della storia per colpa della versione statunitense.
Spero un giorno di poterla vedere tutta e di poter concludere quelle storie rimaste in sospeso.
Sicuramente è una prodotto fatto bene.
VOTO: 7/10
TRAILER DELLA NOVELA
LA SIGLA
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