sabato 28 dicembre 2019

JOIA RARA - Il processo (33-36)


La decisione di Franz di partire con Amélia porta ad accelerare le dinamiche del processo e tutte le parti coinvolte vengono convocate in una seduta in cui si deciderà del futuro della piccola Pérola. Il giudice ascolta tutte le parti coinvolte e gli asti e le animosità emergono tempestose.


Franz e Amélia fanno fronte compatto e smontano le accuse che vorrebbero vederli come dei genitori folli che credono in una reincarnazione di un maestro buddista nella propria figlia. Sarà Franz, con spirito critico e allo stesso tempo riconoscenza, che racconta al giudice della sua amicizia con Rinpoche, di come i monaci l'avessero salvato dalla valanga e si fossero presi cura di lui.


Pur non credendo nella reincarnazione, Franz reputa che il rispetto e l'amore per il prossimo siano dei concetti fondamentali nell'educazione di sua figlia e che il viaggio in Tibet è legato più ad un percorso di insegnamento di tali principi che all'esplorazione di altre vite.


Lo scontro duro emerge soprattutto tra il vecchio Ernest Hauser e Mundo, chiamato a testimoniare. Le differenze politiche tra i due sono abissali e in uno slancio di odio Ernest si lancia in commenti fascisti che irrigidiranno il giudice, che ha perso un figlio nella seconda guerra mondiale.


A dipingere Amélia come una madre sempre attenta a sua figlia, anche nei dolorosi anni di carcere, è Manfred, che giustificherà al vecchio di non voler perdere l'amicizia di Franz, quando in realtà il suo unico scopo è quello di apparire agli occhi di Amélia come una persona di cui potrà sempre fidarsi.


Alla fine a decretare una vera è propria svolta sarà la piccola Pérola, arrivata con i tre monaci. Questi ultimi, con pacatezza e gentilezza, spiegano le basi del loro credo, per niente pericoloso, ma sarà la testimonianza della piccola, ascoltata da sola, che indurrà il giudice a pronunciarsi in suo favore.


La bambina infatti dichiara di non sapere con certezza se è davvero la reincarnazione di Rinpoche, ma di essere convinta che la madre e il padre siano ancora innamorati e che il viaggio potrà solo riavvicinarli.


Il giudice s'intenerisce e decide di affidare la custodia in modo definitivo ad Amélia, che non riesce a credere alla gioia di avere per sempre la sua bambina.


Franz le è stato accanto e l'uomo le ricorda di amarla ancora con intensità, ma Amélia non se la sente di offrirgli una seconda possibilità, soprattutto alla luce dell'esistenza di Silvia nella loro vita. Quest'ultima, spinta da Ernest e Manfred, implora Franz per avere una seconda possibilità e di poterlo accompagnare nel loro viaggio.


Franz non se la sente di chiudere definitivamente con lei e decide di ritornare a vivere a casa del padre. Amélia si sente ferita, ma non vuole illudersi con il suo ex marito, convinta che Franz non sarà mai suo.


È sua figlia, invece, che cerca di spingere i suoi genitori l'uno nelle braccia dell'altro. Con la scusa di voler passare la notte a casa del nonno, avvicina Viktor, al quale chiede di fare di tutto per impedire a Silvia di partire con loro.


Il ragazzo, convinto che la cognata sia innamorata di lui, finisce per accettare e al momento della partenza ruba il passaporto della donna. Mentre tutti gli altri partono, lei è costretta a rimanere, furiosa per essere stata bloccata, ma soprattutto per quello che comincia a sentire per un uomo che dovrebbe odiare come tutti gli Hauser.

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